La Voce (23 marzo 2011)

Il Barocco della Gioiosa Marca
Applauditissimo il concerto dell'Ensemble al Teatro dei Rozzi di Siena.

Nella rassegna concertistica 'Micat in Vertice' organizzata a Siena dall'Accademia Musicale Chigiana, tra le tante proposte, c'è stato, il 18 marzo, un interessante concerto affidato al complesso i Sonatori della Gioiosa Marca, concerto che il pubblico ha molto gradito sia per le proposte musicali sia per l'interpretazione dei brani in programma.
Molto giustamente il complesso ha iniziato il concerto con un doveroso omaggio ai festeggiamenti dell'Unità d'Italia offrendo al pubblico una loro lettura del nostro Inno Nazionale che, per quanto ci riguarda, non avevamo mai ascoltato con le sonorità che solo un complesso barocco può dare. E' stata un'esperienza emozionante che ci ha fatto capire che la musica di Michele Novaro non è ne 'grossolana' ne 'bandistica' come sostengono alcuni suoi detrattori, che vorrebbero sostituire questa pagina musicale che da più di sessanta anni rappresenta tutti noi, ma possiede una felice carica 'eroica' e per certi versi 'rivoluzionaria'.
Il concerto al quale abbiamo assistito ha avuto un altro elemento molto adatto alle celebrazioni ed al clima 'unitario' di questi giorni, esattamente il programma scelto che aveva come titolo Venezia e Napoli all'interno del quale erano contenute musiche molto rappresentative delle due 'scuole' da Vivaldi a Francesco Durante ma che dimostrano una certa affinità di intenti tra di loro.
La Musica, infatti, ha anticipato l'Unità d'Italia che fu completata politicamente nel 1861, perchè gli scambi e le relazioni culturali tra le varie città, Venezia e Napoli rivestivano all'epoca grande importanza, erano molto avanzati e creavano quel clima di interconnessione che univa idelamente le peculiarità delle diverse realtà culturali della penisola per stimolare una unitarietà di intenti e di espressione.
Ciò dimostra con chiarezza che l'Arte e la Cultura sono elementi catalizzanti e non a caso, proprio l'Arte e la Cultura stanno soffrendo di più nella situazione politica attuale influenzata dalle smanie 'leghiste' fortemente disaggreganti.
Per quanto riguarda l'esecuzione i Sonatori de la Gioiosa Marca hanno mostrato una splendida omogeneità di suono fornendo una interpretazione scintillante e coinvolgente, curata in tutte le sue parti, mai cadendo nell'appiattimento che, spesso, caratterizzano le esecuzioni 'barocche'.
Questi lusighieri risultati sono ottenuti grazie ai componenti del complesso, tutti strumentisti di grande valore: Giorgio Fava e Giovanni Dalla Vecchia (violini), Judit Földes (viola), Walter Vestidello (violoncello), Giancarlo Pavan (contrabasso), Giancarlo Rado (arciliuto) e Giampietro Rosato (clavicembalo). Stella della serata è stata Dorothee Oberlinger, flauto dolce, che è stata trascinante interprete delle parti soliste, mostrando un'ottima tecnica esecutiva che le ha consentito una interpretazione di grande spessore.
Il programma, come anticipato, era diviso in due parti ideali, rispettivamente dedicate a Venezia e a Napoli. Nella prima giganteggiava Antonio Vivaldi con il Concerto in re maggiore RV 95 per flauto 2 violini violoncello e basso continuo, il Concerto in si bemolle maggiore RV 163 e lo splendido Concerto in do maggiore RV 444 per flauto, 2 violini viola e basso continuo. Tra questi capolavori vivaldiani una delicata e poetica composizione di Giovanni Reali 'Folia' per 2 violini e violoncello.
La seconda parte era dedicata alla Scuola Napoletana con un programma che vedeva al centro, come elemento di spicco, Francesco Durante, con l'appassionante Concerto a quattro in mi minore per archi e basso continuo. La Sonata VI in re minore per flauto, 2 violini, violoncello e basso continuo di Francesco Mancini ed il Concerto il la maggiore per flauto, 2 violini, viola e basso continuo di Domenico Natale Sarro ne erano gli estremi.
La superba acustica del Teatro dei Rozzi di Siena è stata la giusta cornice per una esecuzione di grande pregio, testimonianza ulteriore dell'importanza che riveste il luogo dell'esecuzione per la percezione e la piena fruibilità sia dell'interpretazione sia delle bellezze e delle raffinatezze musicali che sono alla base dei brani eseguiti.
Il pubblico convenuto numeroso a questo concerto, ha seguito con interesse tutto il programma applaudendo a lungo al termine del concerto constringendo gli intepreti ad eseguire numerosi 'bis' che hanno felicemente completato la 'delizia' di tutta la serata. (Claudio Listanti)


La Gazzetta di Parma (18 dicembre 1996)

Intensa serata vivaldiana al Regio con i Sonatori de la Gioiosa Marca. (...) L' immagine di Vivaldi nelle mani di questi fervidissimi "sonatori" è parsa risplendere con improvvisa vividezza.(...) E proprio le Stagioni oggetto tra i più consumati, in tutte le salse, sono affiorate con una fisionomia magari sconcertante (...) tuttavia di una presa straordinaria proprio per la tinta che si sentiva scorrere, pur nel gioco manieristico che metteva in campo tutti gli ingredienti di una prassi ricostruita dalla "messa di voce" all' esclusione di ogni suono vibrato; perché al di là di tali artifizi, si sentiva premere un atteggiamento vitale, nello stesso innesco del virtuosismo, reso inebriante come non mai da Giuliano Carmignola, ma pure negli abbandoni alle più sottili gradazioni del suono, fino al limite di un' estenuazione, pur sempre vitalissima. (g.p.m.)


L' Arena (9 maggio 1997)

Il programma metteva a fuoco inizialmente il '600 strumentale italiano per passare poi con le Quattro Stagioni al momento del massimo fulgore tardo barocco.Il concerto proponeva dunque un taglio storico, offrendo bene illuminata una prospettiva, sia pure allargata che tanto nota non è, se è vero che autori come Marini o Merula sono molto rari nei programmi. (...)Occasione resa esemplare dall' approccio interpretativo dei SGM, ... una civiltà strumentale che ha trovato pienezza di colore, precisione di fraseggio, scioltezza nel dialogo delle parti. (....). Con Giuliano Carmignola, violino solista, la Gioiosa Marca ha offerto una rilettura delle Quattro Stagioni di straordinaria sostanza stilistica per la mobilità del fraseggio, l' articolazione dei piani dinamici, l' incisività e la continua oscillazione dei tempi. Sulla base di un colore strumentale corposo, ricco e pronto ad assumere le sfumature più diverse, l' esecuzione è risultata avvincente per la sua interna dinamica espressiva, giocata su tutti gli elementi del fraseggio e del suono: .....con effetto complessivo di superba lucentezza ed eloquenza...... Accoglienze trionfali......... (C. Galla)


Il Giornale (26 maggio 1997)

I Sonatori de la Gioiosa Marca rivitalizzano Bach. L' ultimo concerto delle Settimane Bach, organizzate dai Concerti del Quartetto ha mostrato queste composizioni in una luce diversa, permeata di brillantezza e di animata festosità. Artefici della serata sono stati i SGM, il Coro di Radio Lugano ed il direttore Michael Radulescu. Lo smagliante clima sonoro era adatto al tema del concerto: le Cantate eseguite furono scritte per le annuali inaugurazioni del consiglio Comunale di Lipsia, (....). L' accoglienza del pubblico naturalmente è stata entusiasta.


Amadeus (settembre 1997)

Dopo Le Quattro Stagioni e le Humane Passioni, con questi Concerti per le Solennità Giuliano Carmignola ed i Sonatori de la Gioiosa Marca propongono un' altra memorabile incisione vivaldiana. Sei concerti per violino, quattro dei quali scritti per particolari festività religiose: ai lavori "in due cori" per l' Assunzione di Maria Vergine, RV 581 ed RV 582, si aggiunge uno dei tre concerti per la festa di S. Lorenzo, RV 286, e quello per la S. Lingua di S. Antonio, Rv 212 suonato nel 1712 dallo stesso Vivaldi. Completano la registrazione Il Riposo, RV 271, per il Natale, ed il concerto detto "Grosso Mogul" RV 208, che pur non essendo apparentemente destinato ad alcuna funzionalità celebrativa, denota un' ampiezza di formato, un tono per così dire pubblico ed un tasso virtuosistico del tutto degni di degli altri concerti della raccolta.
Carmignola riafferma qui il un magistero nell' esecuzione di Vivaldi che oggi probabilmente non conosce eguali per virtuosismo, splendore di suono, ricchezza ed intelligenza di idee musicali. Ma Carmignola, insieme con gli eccellenti e vivaci Sonatori, va sempre ben oltre il puro virtuosismo per cogliere e lavorare con folgoranti intuizioni ogni aspetto dell' arte del Prete Rosso: l' estrema raffinatezza timbrica nel soffuso chiarore del Riposo, la lirica e affettuosa cantabilità pregnante in RV 286, la traslitterazione strumentale di modelli vocali nel visionario recitativo di RV 208. (Cesare Fertonani)


Panorama (18 settembre 1997)

VIVALDI PER POCHI E PER TUTTI. L' Autunno Musicale di Como è arrivato alla 31° edizione. (...) l' apertura avviene con un gruppo che s'è guadagnato già una sua fama europea, I Sonatori de la Gioiosa Marca: il numero più ristretto possibile per eseguire Vivaldi, ma con la ricca pienezza del suono e la sottile differenziazione di colori che li contraddistingue, e quando entra il violino terso e naturale di Giuliano Carmignola, la qualità raggiunge il meglio. Li potete ascoltare nelle loro incisioni, ma purtroppo non potete vivere se non di presenza quella tensione, quell' ascoltarsi reciproco, quel respirare insieme il fraseggio, che rendono la loro arte una realtà che pare di poter toccare. (L. Arruga)


L' Azione (6 ottobre 1999)

Con Cecilia Bartoli i Sonatori de la Gioiosa Marca devono avere molta dimestichezza. (....) eccola presentarsi in San Francesco per le Settimane Musicali Di Ascona attorniata dagli otto impeccabili strumentisti di Treviso: guidati da un gusto colto e consapevole della dimensione stilistica con cui si confrontano. Tanto più gradevoli - diversamente da formazioni congeneri - perché non sono mai esagitati; (.....) e perché - gliene siamo grati - evitano i vezzi e gli stereotipi...(..) Con Cecilia Bartoli i Sonatori devono avere molta dimestichezza, (...) si conoscono tanto bene che ognuno può permettersi il lusso di poter essere libero pur essendo perfettamente sincrono con i colleghi.


Diapason (marzo 1999)

La phalange vénitienne d' instruments anciens des Sonatori avait révolutionné la discographie vivaldienne. Avec cet impressionnant récital consacré aux sonates et canzone publiées à Venise à l' aube de l' ére baroque, elle s' inpose désormais dans un répertoire qui ne lui était pas vraiment familier. Outre la cohésion impeccable jusque dans la virtuosité la plus profuse ( époustoufflante Sonata XV de Castello ), les sonorités amples et chaleureuse, on admire ici l' articulation raffinée d' une extrême variété mais jamais démonstrative: staccato nerveux et volubile, delicat tremolo
( Sonate a 3 de Turini ), et même généreux legato pour les moments de grande intensité lyrique. Mais plus que la prouesse technique, c' est l' interprétation qui impressionne par sa fogue et son intensité émotionelle, et par son attention scrupuleuse aux innombrables effects dramatiques que recélent ces musiques si avides d' expression: les subits changements de tempos et de rythmique, les dissonances inattendues et les réferences choréographiques sont soulignés avec art et intelligence, pour former une véritable leçon de rhetorique, tout en contrastes et en surprises délicieuses. (Denis Morrier)


Repertoire

BALLI, CAPRICCI E STRAVAGANZE: Fantasque, extravagant, capriceux, ce récital instrumental approce avec analyse et pertinence la creation du premier baroque grâce à l' inventivité souveraine des interprétes. (Alexandre Pham)


Goldberg (maggio 1999)

...The Sonatori prefer faultless cohesion, rich sonorities, an astounding virtuosity that is always apt; ...There is constant attention to the subleties of the scores, with a succession of unexpected and precise scenes and an impressive art of rhetoric.
Throughout the programme (excellently expounded in the printed note) surprise abound. From the start, the velvet sonorities (the chitarrone....) in a canzone by Rovetta; the astonishing and subtle alliance of the timbres of two violins and a viol in another canzone by the same composer; the antiphonal construction of a trio sonata by Fontana; the imitative brass fanfare of a sonata by Castello; the admirable echo of another sonata for three violins by Marini...
Quotations should be made of all the pieces, which reveal a goldsmith's precision in bowing and which link contrasts with flexibility rather than emphasising the breaks. Each ornament thus takes its place naturally and logically.
The Sonatori do not show off, they speak quite simply, but a language of perfect rethoric.
(Sophie Rougol)


Basler Zeitung (11 novembre 2000)

Das Ensemble spielt in kleinbesetzung, erreicht aber dank seiner obertonreichen Instrumente üppingste klangfülle. Fortissimo-Passagen sind von einer schon fast erschreckenden Präsenz und Körperlichkeit.


La Repubblica (23 novembre 2000)

.... La loro brillante versione dei concerti vivaldiani ha fatto scalpore, come resta nella memoria recente la performance al Teatro Olimpico di Vicenza nel 1998 con Cecilia Bartoli, documentata su disco. Eccellente è anche questa deliziosa raccolta di concerti e sonate a cinque dei prediletti autori veneziani. Si comincia con il Concerto XII op.5 di Tomaso Albinoni (1671-1751) e si prosegue con opere di compositori più o meno noti, come Carlo Antonio Marini (1670-1717), Marc'Antonio Ziani (16531715), Giorgio Gentili (16681731), Giulio Taglietti (1660-1718), Benedetto Marcello (1686-1739) e Luigi Taglietti (1668-1715).
Da un brano all' altro si rimane ipnotizzati da tanta grazia, delicatezza e aristocratica capacità rievocativa. (Giacomo Pellicciotti)


Amadeus

I cinque componenti dei Sonatori de la Gioiosa Marca danno qui vita con estro e capacità tecniche a una vivace e in più punti gustosissima antologia che corre sulla falsariga dei rapporti che in età barocca intercorrevano tra musica colta e musica popolare, in particolare - in questo caso - su quella delle elaborazioni compositive che alcuni autori italiani di quell'epoca hanno effettuato sul celeberrimo basso di Follia. Grande musica, dall'impatto diretto sull'ascoltatore che non chiede filtri intellettuali per essere apprezzata.
Merito dei Sonatori che questa volta si superano: soprattutto nella qualità delle fioriture, nella preziosità timbrica del risultato, nell'imprevedibiltà delle loro soluzioni esecutive che accentuano il carattere mutevole e polistilistico dei brani scelti. Composizioni che, muovendosi lungo le coordinate della nostra penisola, tracciano una specie di itinerario che è guida a un modo inventivo di concepire la musica, pur rimanendo saldamente incollati alla tradizione popolare: la Napoli di A. Falconiero, la Messina di B.Storace e G.A.Pandolfi Mealli, la Roma di A.Corelli, la Bologna di M.Cazzati, la Pavia di F.Corbetta, e poi tornando ad Est la Modena di G.B.Vitali e la Venezia di A.Caldara, A.Vivaldi e G.Reali.
Agli ultimi due si devono le pagine più spettacolari: le variazioni sulla Follia tratte dall'opera prima di entrambi i musicisti. (Massimo Rolando Zegna )